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La tragedia familiare che purtroppo si è consumata negli ultimi giorni nella nostra città di Orvieto, ci ha gettato nello sconforto e nella perplessità allibita di chi continua a chiedersi “perché accadono queste tragedie?”

Un uomo che sembrava “normale”, ad un certo punto della sua vita “decide” di imbracciare il fucile e uccidere freddamente prima sua moglie, poi sua figlia e infine togliersi la vita in una maniera orribile e cruenta.

Anche per un professionista come me, Psicologo Orvieto dal 2005, che si occupa da più di 15 anni di salute mentale, di Psicoterapia a Orvieto e di disagio relazionale, non è facile accettare il fatto che possano accadere simili fatti di cronaca nera a due passi da casa, nelle strade e nei vicoli che conosciamo a memoria e che amiamo, che finora abbiamo considerato sicuri, familiari, rassicuranti.

Tutti noi ci stiamo chiedendo che cosa può scattare nella mente di una persona che non aveva dato grandi segni di difficoltà e di disagio, cosa scatta nella mente umana per far si che si verifichino simili terribili situazioni. Tutti noi abbiamo pensato con rammarico alle vittime e ci siamo chiesti “ma io posso sentirmi al sicuro?”

Non è facile rispondere a queste domande perché bisogna conoscere e trattare ogni situazione nella sua specificità. Ogni generalizzazione, infatti, rischia a limite di banalizzare le tantissime sfumature dell’animo umano, lasciando spazio al sensazionalismo da social network piuttosto che ad una accurata analisi scientifica dell’accaduto.

E siccome, ahimè, è inutile piangere sul latte versato, o come in questo caso sui “colpi sparati”, che hanno tolto la vita a tre persone “comuni”, ciò che possiamo fare a mio avviso è far tesoro dell’esperienza passata, di quanto è accaduto, in modo da limitare le probabilità che alcune tragedie si verifichino ancora.

Mi unisco al cordoglio della famiglia e della nostra città di Orvieto per questa tragedia che si è consumata a un passo da casa nostra, ma purtroppo non possiamo tornare indietro e possiamo solamente guardare in avanti.

Oggi, dopo la tragedia di Orvieto, come Psicologo vorrei provare a suggerire 3 indicazioni per prevenire situazioni future e che spero possano aiutarci a fare in modo che determinate atrocità non accadano più nella nostra città e in nessun luogo, o almeno siano sempre meno frequenti.

Il primo suggerimento che mi sento di dare è che tutti noi cittadini, supportati dalla politica, possiamo lavorare come società civile per costruire una maggiore prevenzione del disagio psicologico.

Ciò significa che tutta la rete sociale e territoriale dei servizi, insieme ai medici di base, smettiamo di sottovalutare i segnali di disagio che inizialmente possono sembrare anche piccoli.

Se il disagio psichico viene preso in tempo, è possibile evitare queste tragedie.

Atti di questa portata difficilmente sono solo un raptus momentaneo, piuttosto sono da considerarsi l’apice di un disagio psicologico, emotivo e relazionale che non è stato riconosciuto e canalizzato per tempo. Un atto del genere richiede una dose di freddezza, determinazione, pianificazione e può essere il frutto di “ragionamenti patologici” che nella mente delle persone ha messo radici e scavato nel tempo.

Quindi chiedo anche ai medici di base che rilevano segni di ansia, depressione, disagio psicologico anche lieve di inviare subito le persone dallo Psicologo a Orvieto, presso i servizi territoriali preposti, al centro di salute mentale e dai liberi professionisti, perché la Psicologia non è più una vergogna, ma è un’enorme risorsa che previene questi fenomeni aberranti.

Secondo suggerimento: per la detenzione delle armi bisognerebbe che a livello sia nazionale che locale si predispongano una serie di perizie psicologiche periodiche che vadano ad accertare che una persona è in grado di detenere armi da fuoco e che non costituisca un pericolo per se e per gli altri.

A una persona emotivamente instabile può capitare un momento in cui viene sopraffatta dalle sue emozioni. In questi casi, se egli ha a disposizione un fucile a portata di mano, diventa più facile commettere un gesto irreparabile.

La detenzione di fucili e armi da fuoco oggi a mio avviso dovrebbe essere subordinata a ben più frequenti e severi controlli psicologici. Le semplici visite mediche non sono da sole in grado di arginare o prevedere fenomeni di uso improprio derivanti dal disagio psichico. Eppure basterebbe poco: un controllo psicologico annuale obbligatorio comprendente colloquio e test standardizzati, e questi fatti di cronaca potrebbero ridursi notevolmente.

Terzo suggerimento è che i familiari e tutti noi impariamo a riconoscere nelle persone a cui vogliamo bene e che vivono con noi i segnali di disagio, che non li sottovalutiamo e non ci vergogniamo di farci aiutare dagli Psicologi Orvieto e Psicoterapeuti Orvieto prima che sia troppo tardi. Se ci sono dei segnali che indicano una situazione di disagio, dobbiamo essere in grado di conoscerli, di riconoscerli e di inviare ai professionisti e a strutture preposte per la cura, il sostegno e la reintegrazione sociale.

Determinate tragedie vanno prevenute e si possono evitare.

La Psicologia a Orvieto è la strada maestra per una società migliore e per una vera sicurezza dei cittadini.

 

Dr. Roberto Ausilio  – Psicologo Psicoterapeuta 
www.robertoausilio.it  

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