Sappiamo per esperienza diretta che i sentimenti, gli stati d’animo e le emozioni sono in grado di influire sulla nostra vita, sul nostro comportamento e sulla nostra salute psico-fisica. Le emozioni, infatti, hanno una funzione di mediazione tra le esigenze ambientali e le esigenze individuali: come una bussola esse ci aiutano a comprendere il mondo in cui viviamo e a muoverci fluidamente in relazione al contesto. Le risposte emozionali sono caratterizzate nell’uomo sia da indicatori verbali, che si esprimono attraverso il linguaggio (conversazione e scrittura), che da indicatori non verbali, come il movimento del corpo, la postura e la mimica facciale. Siamo ad esempio immediatamente in grado di riconoscere una persona molto spaventata osservando le sue spalle alzate, il blocco del respiro in fase inspiratoria, gli occhi sbarrati, la bocca aperta e l’arretramento indietro del busto.
Possiamo schematizzare quanto segue:
- Un’emozione è un movimento, cioè un cambiamento rispetto ad uno stato di immobilità iniziale.
- Un’emozione comprende dei fenomeni fisici “in tutto il corpo” (componente fisiologica delle emozioni).
- L’emozione agita lo spirito, ci fa pensare in maniera differente (componente cognitiva dell’emozione).
- L’emozione è una reazione ad un avvenimento. Furetière, ad esempio, parla dell’emozione che l’individuo ha vedendo la donna amata od un suo nemico.
- Infine, anche se dalla definizione lo si può solamente supporre, l’emozione ci prepara e spesso ci spinge all’azione (componente comportamentale dell’emozione)
Possiamo utilizzare un semplice esempio per comprendere le varie componenti delle risposte emotive.
Se incontriamo un leone per strada, la paura che proviamo si riflette nel nostro organismo in aumento del battito cardiaco, tensione muscolare, rilascio di endorfine e molte altre reazioni di tipo biochimico (componente fisiologica). La paura ci spinge a chiederci come mai un leone giri indisturbato per strada e a valutare immediatamente il da farsi: di solito scegliamo tra le due possibilità attacco/fuga (componente cognitiva). Possiamo sentire la nostra paura ed esserne consapevoli (componente soggettiva). A livello espressivo-motorio potremmo urlare o iniziare a correre (componente espressivo-motoria). Infine possiamo trovare una strategia per evitare di essere sbranati anche in futuro, magari evitando di ripercorrere quella strada “felina”! (componente motivazionale). Le emozioni, dunque, oltre ad essere il sale della nostra vita, a colorare affettivamente ciò che viviamo, costituiscono una componente fondamentale per la sopravvivenza, l’evoluzione e soprattutto per la qualità della nostra vita.
Alcuni teorici hanno proposto una categorizzazione delle emozioni in otto famiglie emozionali:
- Collera – furia, sdegno, risentimento, ira, esasperazione, indignazione, irritazione, acrimonia, animosità, fastidio, irritabilità, ostilità e, forse al grado estremo, odio e violenza patologici.
- Tristezza – pena, dolore, mancanza d’ allegria, cupezza, malinconia, autocommiserazione, solitudine, abbattimento, disperazione e, in casi patologici, grave depressione.
- Paura – ansia, timore, nervosismo, preoccupazione, apprensione, cautela, esitazione, tensione, spavento, terrore; come stato psico-patologico, fobia e panico.
- Gioia – felicità, godimento, sollievo, contentezza, beatitudine, diletto, divertimento, fierezza, piacere sensuale, esaltazione, estasi, gratificazione, soddisfazione, euforia, capriccio e, al limite estremo, entusiasmo maniacale.
- Amore – accettazione, benevolenza, fiducia, gentilezza, affinità, devozione, adorazione, infatuazione, agape.
- Sorpresa – shock, stupore, meraviglia, trasecolamento.
- Disgusto – disprezzo, sdegno, aborrimento, avversione, ripugnanza, schifo.
- Vergogna – senso di colpa, imbarazzo, rammarico, rimorso, umiliazione, rimpianto, mortificazione, contrizione.” (Goleman, “Intelligenza emotiva”, 1995)
Intelligenza emotiva e adattamento
Le recenti evidenze neuropsicologiche hanno mostrato inoltre quali aree cerebrali sono maggiormente coinvolte nella mediazione dei fenomeni emotivi e, grazie al contributo di P. Salovey e J. Mayer, nel 1990 è stata elaborata la concezione dell’Intelligenza Emotiva, diffusa poi da D. Goleman che ha approfondito il rapporto tra mente razionale e mente emozionale. Psicologo Orvieto
Infatti, come si può osservare nella seguente sezione cerebrale, le basi anatomiche delle emozioni sono rintracciabili nelle strutture più primitive e più interne localizzate nel sistema limbico, a cui giungono gli input ambientali prima di raggiungere le aree superiori della corteccia coinvolte, a seconda del compito di adattamento richiesto, in modo diverso.
Intelligenza emotiva, benessere e successo
Le abilità che compongono l’Intelligenza Emotiva sono 5 (spesso indicate da diversi autori con terminologie differenti). Esse vengono indicate insieme alle capacità più specifiche che ne derivano, che rappresentano dei veri e propri indicatori di come si manifestano tali abilità le quali, considerate più dettagliatamente, possono far comprendere il contributo fornito alla salute mentale o, viceversa, i costi che possono derivare a quest’ultima quando queste capacità risultano deficitarie.
1) la consapevolezza emotiva che genera principalmente: | ||||||
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2) il controllo emotivo che si manifesta prevalentemente attraverso: | ||||||
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3) la capacità di sapersi motivare i cui indicatori principali sono: | ||||||
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4) l’empatia che implica: | ||||||
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5) la gestione efficace delle relazioni interpersonali che determina: | ||||||
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Le capacità individuali nelle cinque aree che compongono l’Intelligenza Emotiva producono degli effetti nella vita quotidiana. Ciò implica che le buone abilità emotive relative ad una dimensione specifica si traducano in vantaggi psicologici, così come buoni livelli globali di Intelligenza Emotiva possono dar luogo a condizioni più generali di benessere e di successo.
All’opposto, è possibile ricondurre alcune specifiche difficoltà personali o relazionali a deficit in determinate aree dell’Intelligenza Emotiva. Allo stesso modo i costi imposti dalle difficoltà emotive generali possono anch’essi tradursi, a lungo termine, in veri e propri stili di vita e, dunque, in situazioni durevoli di malessere emozionale che possono caratterizzare difficoltà transitorie o sfociare in disturbi mentali permanenti.
Psicologo Orvieto
dott. Roberto Ausilio
Psicologo della Salute, Psicoterapeuta Viterbo
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