221828_143463772391765_100001844281836_269510_659164_nQUALE E’ IL CARATTERE DI CHI SOFFRE DI DISTURBI INTESTINALI?

Colite, stipsi, diarrea, colon irritabile, crampi alla pancia, difficoltà a svuotarsi, gonfiore : c’è qualcosa in comune nei tratti della personalità di chi soffre di problemi intestinali?

Dagli studi di molti autori si direbbe proprio di sì!

Diarrea e stitichezza potrebbero sembrare dei sintomi completamente opposti, ma in realtà molto spesso si alternano e ci sono molti aspetti del carattere simili in chi soffre di disturbi dell’intestino. Quali sono questi tratti?

Abbiamo tutti presente dalla letteratura la macchietta dello stitico come avaro: un personaggio che tende a trattenere tutto, che accumula i suoi preziosi contenuti intestinali come fa con i suoi soldi, e che è molto restio a liberarsene.

Il concetto di “ trattenere” finisce per caratterizzare tutti gli aspetti del comportamento: è un tentativo di trattenere i propri possessi materiali come di trattenere le proprie emozioni, e di trattenere anche le persone legandole a sé con le buone o con le cattive.

 

COME SI FORMA QUESTO CARATTERE?

Molti studi hanno delineato una specie di linea di evoluzione di alcuni atteggiamenti verso la vita che sembrano tipici di chi soffre di colite e di altri disturbi dell’intestino, e che affondano le radici nelle prime relazioni all’interno della famiglia.

Un elemento determinante pare sia la presenza di una figura parentale forte ma estremamente rigida (spesso la madre ma non necessariamente).

Si tratta di un personaggio dominante, piuttosto severo e repressivo soprattutto nei confronti delle espressioni di aggressività del bambino, che interviene energicamente nel periodo dell’educazione alla pulizia e verso il quale il piccolo sviluppa una relazione di amore-odio.

Attorno al il terzo anno di età, quando si dispiega la tendenza a “far da sé”, il bambino si trova bloccato nei suoi tentativi di indipendenza dalla paura dell’abbandono: quella mancanza di sicurezza e di fiducia in se stesso che il genitore non ha saputo infondergli, adesso lo ostacola nella conquista della sua autonomia.

L’eccessiva dipendenza da una figura familiare si tramuta in difficoltà a sviluppare spontaneamente l’ affermazione di sé.

Si parla di relazione ‘simbiotica’ perché il soggetto non riesce a formarsi un io completamente indipendente e ha bisogno di continui appoggi esterni. Il supporto di un Ego Esterno serve a rinforzare il proprio ego non molto solido, e la perdita della figura di sostegno si prospetta come particolarmente terrificante.”

QUANDO SI SCATENANO I SINTOMI?

Molti autori hanno messo in luce l’esistenza di una correlazione tra il manifestarsi di sintomi intestinali gravi negli adulti (come ad esempio l’esordio di una colite ulcerosa) con degli eventi particolarmente spiacevoli avvenuti nel periodo immediatamente precedente. Secondo valutazioni diverse questo è rilevabile nell’ 85%-90% dei casi e gli studi sembrano concordare su questo punto.

Ma di QUALI EVENTI si tratta?

Il più delle volte di conflitti nell’ambito delle relazioni affettive o sociali, come separazioni, divorzi, rotture di legami o licenziamenti, ma più in generale di situazioni di cambiamento che il paziente trova molto difficile accettare.

Secondo Franz Alexander : “ I primi sintomi della colite ulcerosa appaiono frequentemente quando il paziente si trova a dover affrontare determinate situazioni della vita che richiedono una attività particolarmente impegnativa verso cui egli si sente impreparato”.

Il soggetto svilupperebbe allora delle forme di donazione simbolica sostitutiva del compimento dell’azione richiesta.

In altre parole gli episodi di diarrea sostituirebbero a livello simbolico l’atto reale del dare: “Di fronte alla necessità di rispettare degli obblighi, portare a termine dei compiti, far fronte a impegni finanziari, restituire favori, il paziente reagisce non sul piano reale ma su quello simbolico con la donazione del proprio contenuto intestinale”.

LA PERDITA DELLA FIGURA CHIAVE

La spiegazione psicodinamica dei conflitti emotivi che intervengono nella genesi della colite ulcerosa è centrata sulla cosiddetta “perdita della figura chiave” : la comparsa dei sintomi seguirebbe, anche se non immediatamente, la perdita reale o immaginata di quella figura che faceva da supporto esterno.

Le situazioni scatenanti si possono riassumere in: una rottura della relazione (effettivamente avvenuta o anche solo temuta) con la persona che svolgeva la funzione di sostegno esterno, oppure nella richiesta di prestazioni che il soggetto non si sente in grado di offrire, e nella paura di perdere la stima e l’approvazione della figura chiave.

IL CARATERE DEL COLITICO

Volendo dare un riassunto telegrafico delle caratteristiche psicologiche dei pazienti che soffrono di vari disturbi intestinali (così come vengono messe in luce dagli studi clinici) ne emergere un ritratto un po’ crudele. Io credo invece che vada compreso con il cuore per capirne veramente il significato.

Ecco la descrizione: “Si tratta di personalità ossessive, scrupolosamente pulite, ordinate, puntuali, coscienziose e ostinate. Molto controllate e trattenute nell’esprimere emozioni e con l’aggressività inibita. Che presentano forti richieste d’affetto e di dipendenza, sensibili e introverse, ma che tendono a idealizzare i rapporti amorosi e a rifiutarne gli aspetti erotici. Moralmente rigide e con scarsa capacità di adattamento, sono molto preoccupate dei cambiamenti e conformiste, indecise e timorose di fronte alle scelte. Con scarsi rapporti sociali e un forte legame di dipendenza da una figura familiare. Con tratti depressivi non manifestati apertamente.”

Se traduciamo questa sequela di tratti caratteriali che suona così poco lusinghiera e cerchiamo invece di capire il modo d’essere a cui si riferisce, il quadro d’insieme acquista un po’ più di senso: un bambino educato rigidamente alla pulizia facilmente si trasformerà in un adulto fin troppo meticoloso; la poca rassicurazione affettiva che ha ricevuto lo renderà timoroso nelle scelte e ben poco amante dei cambiamenti improvvisi e delle situazioni inaspettate; la paura dell’abbandono e della disapprovazione lo scoraggerà dall’esprimere  i suoi sentimenti e in particolare l’aggressività e gli renderà difficile lo sviluppo dell’autonomia.

Il risultato di trattenere tutto per paura di rimanere senza nulla diviene allora più comprensibile, come anche la depressione sottostante e il ricorso a donazioni sostitutive sul piano simbolico mediante i contenuti del proprio corpo quando la pressione a soddisfare le aspettative dell’ambiente si fà troppo gravosa.

IL SIGNIFICATO DELL’ ALTERNANZA DI STIPSI E DIARREA

C’è una interessante interpretazione psicologica riguardo all‘alternanza tra periodi di stitichezza ed esplosioni di diarrea.

E’ basata anche sull’osservazione di alcune espressioni linguistiche molto comuni e sulle metafore intestinali presenti nel linguaggio.

Nei periodi di STITICHEZZA sarebbe in atto un tentativo di “farcela a tutti i costi” contando solo sulle proprie forze. Si tratta di uno “stringere i denti e tener duro ” per andare avanti, cercando di non dar via nulla di di sè. La simbologia del ‘trattenimento’ si baserebbe su un vissuto di estrema scarsezza delle proprie risorse e di difficoltà nel far fronte alle circostanze, ma in cui è ancora viva la speranza di potercela fare e la determinazione a riuscirci. In questa fase sarebbero più presenti gli elementi ossessivi, la cocciutaggine, la chiusura e la diffidenza verso gli altri, la tendenza al controllo e l’avarizia anche in senso figurato.

Il passaggio agli episodi di DIARREA rappresenterebbe invece una condizione di ‘resa’ completa di fronte all’impossibilità dell’impresa, una sorta di rassegnazione disperata che chiede aiuto con un metaforico: “ Che cosa vuoi ancora da me? non vedi che non ho più nulla? Sono del tutto svuotato, aiutami!”. In questa fase prevarrebbero degli elementi di depressione mascherata e di desiderio di venire soccorsi. E verrebbe anche espressa l’ aggressività troppo a lungo trattenuta, che ora si manifesta nel liberarsi violentemente delle feci proiettandole verso l’esterno e sporcandolo. Una metafora di perdita di controllo che è liberatoria e aggressiva insieme, che fa da contrappeso al precedente trattenimento a oltranza.

Entrambi gli atteggiamenti si capiscono meglio (e diviene anche chiara l’alternanza) se teniamo presente che il vissuto di chi soffre di disturbi intestinali è quello di essere eccessivamente pressato dalle richieste esterne e di fare molta fatica a soddisfarle, con una costante oscillazione tra tentativi eroici e rabbie represse, sforzi esasperati e sconfitte umilianti, speranze e disperazioni.

Paola Santagostino (tratto da http://www.pensieroecorpo.it/)

Dr. Roberto Ausilio
Psicologo della Salute Psicoterapeuta
Orvieto- Terni – Viterbo
tel. 328 4645207

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