overworkedPrendo spunto da un articolo comparso sul sito  www.republica.it (10 gennaio 2011), per fare alcune consideazioni sul rapporto tra vita e lavoro.

Il tasso dei senza lavoro under 24 ai massimi storici. In giro soprattutto offerte poco qualificate e a condizioni con pochissime certezze. Per il ministro Sacconi i ragazzi devono accettare qualsiasi offerta. Ma è davvero la scelta migliore per loro? E quali saranno le conseguenze?

Dobbiamo considerare che il lavoro non rappresenta solamente una fonte di sostentamento a livello individuale. Il lavoro ha una funzione importante per la costruzione e il mantenimento della propria individualità a livello sociale e comunitario. Non solo. Una buona parte della nostra autostima si basa sui feedback sociali che riceviamo dall’esterno. E’ vero che la realizzazione individuale e la felicità non sono determinati esclusivamente dalle scelte e dai risultati di carriera. E’ anche vero però che una buona fetta della nostra serenità deriva dall’equilibrio dinamico che siamo in grado di raggiungere tra tempo libero e tempo lavorativo, tra energie dedicate al lavoro ed energie investite negli affetti e nel piacere. Anche la biblica dicotomia tra lavoro e piacere (lavorerai col sudore della fronte) non ci aiuta ad entrare in un mondo lavorativo profondamente diverso da qualche decennio fa. Assistiamo oggi ad una profonda trasformazione e “fluidificazione” del lavoro. Addio al vecchio “cartellino” da timbrare, addio al “posto fisso”, addio purtroppo ad una serie di diritti faticosamente conquistati dai lavoratori. Ma sull’altro piatto della bilancia occorre considerare la nostra maggiore libertà di scelta, l’accresciuta possibilità di seguire le inclinazioni e i talenti per fare coincidere o almeno avvicinare la sfera del dovere con quella del piacere. Penso alle moltissime persone che, proprio prendendo atto dell’attuale crisi lavorativa, hanno coraggiosamente scelto di “rischiare”, magari mettendosi in proprio ed avviando un percorso certamente difficile, ma anche stimolante ed evolutivo a livello personale. Per molti di loro la crisi economica è stata provvidenziale e ha aperto nuovi spazi di esplorazione professionale e carriera. Con questo non voglio assolutamente fare un’apologia della precarizzazione. Anzi. Dalle ricerche in psicologia di comunità e in psicologia sociale emerge come le differenze individuali siano importantissime per predire le modalità di reazione di una persona ad un determinato trend socio-economico. Vale a dire: per 100 persone che trovano nella crisi una possibilità di riscatto mettendo a frutto la propria intelligenza e creatività, ce ne saranno altrettanti che si sentiranno letteralmente annientati dalle difficoltà lavorative. I primi innescheranno una spirale evolutiva di piacere (dialogando proficuamente coi limiti imposti dalla realtà), mentre i secondi purtroppo prenderanno la discesa della depressione, dei disturbi psicosomatici e vivranno un profondo senso di inutilità e fallimento. E’ compito dello Stato prevedere dei cuscinetti sociali e stanziare risorse adeguate per aiutare i più deboli. Non ci si può nascondere dietro il dito della riuscita di pochi per giustificare e sminuire il fallimento di molti.

Compito di noi psicologi è quello di riuscire ad aiutare ogni persona a conoscere, valorizzare e portare a fioritura le proprie risorse individuali. Per far questo è necessario un lavoro personalizzato che parta dall’analisi della struttura caratteriale del cliente, dalla comprensione delle funzioni che il lavoro ha per lui, per riuscire a disporre di utili strategie per il raggiungimento di risultati realistici e soddisfacenti. Il lavoro psicologico e psico-corporeo si concentra dunque sulla presa di coscienza della propria individualità, aiuta il cliente a fare un sereno bilancio di quelli che sono i propri limiti e le proprie risorse, comprendere le proprie aspirazioni riuscendo a separare il sogno improduttivo dalla realtà di ciò che si può fare. Infine accompagniamo la persona a credere nelle proprie capacità relazionali e professionali, in maniera da avviare una spirale evolutiva di benessere, salute e piacere che, inevitabilmente, coinvolge anche la sfera lavorativa.

Per approfondire si veda:

Roberto Ausilio

Giovani, lavoro e qualità della vita. Indagine su lavoratori autonomi e dipendenti.
CUEM Edizioni 2002

dr. Roberto Ausilio

Psicologo della Salute, Psicoterapeuta
Terni, Orvieto, Viterbo
tel. 328 4645207

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