brain mazeÈ necessario intraprendere una psicoterapia quando il malessere si fonda su problemi o conflitti personali, difficoltà di rapporto con gli altri, reazioni eccessive ad eventi o situazioni, difficoltà di accettazione di se stessi o del proprio ambiente. Il lavoro psicologico diventa lo strumento per osservare la propria vita, soprattutto quella interiore, con l’aiuto di un altro, per individuare l’origine del proprio malessere, conoscerne il senso e trovare la direzione verso cui cercare la soluzione. Il percorso psicoterapeutico, quindi, attiva un lavoro di elaborazione e ricerca interiore e mette in moto un processo di trasformazione personale.

La storia seguente esemplifica quanto finora detto. Claudio chiede un consulto per problemi relativi al sonno. Da qualche settimana il suo risveglio, oltre ad essere molto precoce, tre/quattro ore prima del solito, è anche accompagnato da pensieri negativi sulla giornata che dovrà affrontare e spesso anche da ansia e tachicardia. Durante il giorno accusa molta stanchezza e difficoltà di attenzione e concentrazione che cominciano ad interferire con lo svolgimento dell’attività lavorativa. È preoccupato non tanto dalla gravità attuale dei sintomi che, per quanto fastidiosi, descrive come ancora sopportabili, quanto dal timore che venga di nuovo a svilupparsi una vera e

propria crisi depressiva di cui aveva sofferto l’anno precedente. Anche allora inizialmente i sintomi erano simili a quelli attuali. Si erano però progressivamente aggravati tanto da determinare un periodo d’interruzione del lavoro. All’epoca, dopo alcuni tentativi di terapia da parte del suo medico di base, si era rivolto ad uno psichiatra, aveva iniziato una terapia con antidepressivi ed i sintomi erano regrediti nel giro di poche settimane. Aveva continuato ad assumere la terapia ancora per circa otto mesi e poi l’aveva sospesa. Nel periodo successivo non aveva assunto alcun farmaco e non si erano più manifestati sintomi della serie depressiva fino a poche settimane prima.

Claudio ha appena compiuto 38 anni ed è un ingegnere elettronico. Figlio unico, vive solo con la madre. Il padre è mancato quando Claudio aveva 18 anni. Descrive il rapporto con la madre come positivo. A volte vi sono contrasti a causa dell’atteggiamento d’eccessiva preoccupazione di lei, ma complessivamente sta molto bene a casa sua. Dotato

di intelligenza superiore alla media, si è sempre distinto per gli ottimi risultati scolastici e ha concluso il corso universitario con il massimo dei voti. Subito dopo la laurea si è facilmente inserito nel mondo del lavoro, dove ha iniziato una brillante carriera che l’ha portato a posizioni di vertice nell’azienda in cui lavora. Le cose sono invece andate meno bene sul versante sentimentale. Si descrive come timido e riservato e non ha avuto storie importanti fino all’età di 30 anni. Non riusciva ad impegnarsi seriamente con nessuna, la durata delle relazioni era molto breve e il suo impegno prevalente era rivolto all’attività lavorativa. La sera, molto stanco, spesso preferiva stare a casa a guardare la televisione, piuttosto che uscire con gli amici o con le ragazze.

All’età di 30 anni inizia una relazione con una coetanea e, contrariamente a tutte le altre, resta emotivamente coinvolto. La relazione dura ancora adesso. I primi anni sono stati molto belli e coinvolgenti, ma poi la ragazza propone il matrimonio. Claudio risponde di non sentirsi ancora pronto. Segue un periodo di forte tensione che

determina una crisi nella coppia ed l’interruzione della relazione. Riprendono a frequentarsi, ma una nuova crisi si verifica circa due anni dopo, quando la ragazza manifesta di nuovo il desiderio di sposarsi. Claudio non si sente ancora pronto. Di nuovo un’interruzione, di nuovo la ripresa del rapporto dopo qualche mese. Da allora la ragazza non ha più parlato di progetti matrimoniali e tanto meno l’ha fatto Claudio.

Continuano a stare insieme, ad avere interessi comuni e a fare le vacanze insieme, vivendo però ognuno a casa propria. Il quadro psicologico che si delinea è il seguente: Claudio ha una personalità disarmonica, in cui vi è stato un forte sviluppo della parte razionale, ma un’inibizione dello sviluppo della vita affettiva, che vive come paurosa e pericolosa. Vi è un forte sbilanciamento tra “personalità sociale” e “personalità privata”, quest’ultima legata al mondo della madre,

dal quale non riesce a svincolarsi. Tanto è grande nel mondo del lavoro, tanto è piccolo nel mondo materno, dal quale si fa accudire e coccolare. Resta nel posto sicuro, dal quale riceve calore e protezione. Il prezzo è l’inibizione dei progetti di una vita affettiva autonoma e di una parte importante della propria personalità: quella affettiva e del sentimento.

Resta piccolo e dipendente, nel rapporto antico e sicuro, per non correre il rischio di soffrire e restare deluso in un rapporto adulto. Ha sperimentato, nell’ambito professionale, di avere ottime capacità d’autoaffermazione e in quest’ambito ha trovato il proprio posto al sole. L’altra parte di lui, quella affettiva, rimane all’ombra della madre. Non osa prendersi la responsabilità di una separazione da lei, a casa si sente protetto e al sicuro, non riconosce la spinta verso l’autonomia e il distacco dal mondo materno.

Claudio però non sa tutto questo, non è consapevole del sacrificio della propria autonomia affettiva, si dà spiegazioni del tipo: “Non mi sento ancora pronto” che è un modo per rimandare in maniera indefinita la responsabilità della scelta e per mantenere invariata la situazione attuale. Tutto ciò ha però un prezzo: la parte della personalità repressa e relegata nell’inconscio entra in conflitto con quella cosciente e da ciò prendono origine i sintomi. Le crisi depressive, quella dell’anno prima e quella attuale di cui sono presenti i primi segnali, sono l’espressione di un conflitto interno, dell’inibizione di una parte che preme per essere riconosciuta, ma che, relegata nell’inconscio, può esprimersi solo producendo sintomi. Occuparsi solo della loro cura con farmaci, com’è avvenuto nella prima crisi depressiva, lascia il conflitto immutato e pronto a manifestarsi nuovamente.

È, invece, necessario che Claudio faccia una psicoterapia in modo da acquisire la consapevolezza del suo problema interno. Potrà quindi prendersi cura di quella parte della sua personalità relegata nell’inconscio, assumersi la responsabilità di una scelta adulta e sanare la frattura tra la sua parte razionale e quella affettiva, riequilibrando la personalità globale.

Estratto da “La cura della depressione:farmaci o psicoterapia?” di Salvatore di Salvo, volume a cura dell’Associazione per la Ricerca sulla Depressione.

Psicologo cura depressione Orvieto

dott. Roberto Ausilio

Psicologo Psicoterapeuta Orvieto
Psicologo psicoterapeuta riceve su appuntamento ad Orvieto, Terni e Viterbo

Per appuntamenti: tel. 328 4645207

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