Centro Mandala – Psicologia e Salute – Benessere Mente Corpo – Orvieto

180043 125041967567279 100001844281836 163853 4254653 nLo psichiatra e lo psicoterapeuta

La psichiatria è quella specializzazione della medicina per conseguire la quale necessitano cinque anni di specializzazione successivi alla laurea e che si occupa della cura dei disturbi psichici, nella più vasta accezione del termine (psicosi, nevrosi, disturbi caratteriali, ecc.). Lo strumento principale, anche se non l’unico, dello psichiatra è costituito dagli psicofarmaci. Il suo intento curativo è rivolto alla risoluzione dei disturbi psichici elo scopo è quello del ripristino della situazione precedente, turbata dalla manifestazionedel sintomo. Anche lo psicoterapeuta si occupa della cura della psiche, ma solo ed esclusivamente mediante le parole: cura cioè attraverso lo strumento psicologico, allo scopo di dare unsenso alla sofferenza del paziente. L’azione dello psichiatra è mirata alla risoluzione del sintomo, quella dello psicoterapeuta invece ha lo scopo di comprenderlo. Come più volte sottolineato, i due tipi di interventi, farmacologico e psicoterapeutico, stanno tra di loro in rapporto di complementarietà. Quando è presente una sintomatologia invalidante è necessario ottenere, nel giro di poche settimane, la regressione della fase acuta del disturbo e ciò è possibile mediante i farmaci. In tale tipo d’intervento il paziente è passivo e si deve solo limitare al rispetto della prescrizione medica. Più volte è stato sottolineato che i farmaci non hanno alcun effetto sulle cause dei sintomi e che, per agire su di esse, è necessario l’utilizzo dello strumento psicologico, cioè della psicoterapia. In tale caso è necessario un atteggiamento attivo del paziente ed una sua collaborazione con lo psicoterapeuta nel lavoro psicologico. Proprio per questo è consigliabile che il lavoro psicoterapeutico di ricerca venga iniziato quando il paziente è in grado di fornire la sua collaborazione e quindi non durante la fase acuta del disturbo, in cui la psicoterapia può solo avere funzione di supporto. Per meglio comprendere la differenza tra l’intervento con i farmaci e quello con la psicoterapia, possiamo utilizzare l’esempio di ciò che avviene nel nostro organismo quando abbiamo la febbre. Essa è il segnale che il corpo si sta difendendo da un qualche attaccoesterno, batterico o virale. Se la febbre è alta è necessario utilizzare gli antipiretici, tenendoperò presente che il sintomo febbre è solo un segnale e che bisogna indagare sul tipodi attacco che il nostro organismo sta subendo per una cura più mirata. Allo stesso modo, quando sono presenti sintomi psichici invalidanti, è utile l’uso dei farmaci, tenendo presente che i sintomi sono il segnale della presenza di conflitto internoche deve esser curato utilizzando lo strumento psicoterapeutico.

Età e psicoterapia

Come più volte sottolineato, la psicoterapia è un viaggio all’interno di sé che ha lo scopo di aumentare il livello di conoscenza dei propri meccanismi interni. Non esistono quindi limiti di età per tale processo che può essere iniziato in ogni fase della vita. Naturalmenteè probabile che siano diverse le problematiche che emergono durante la psicoterapia di un paziente giovane rispetto a quelle di un paziente in età avanzata. Nel primo caso saranno affrontati in prevalenza problemi relativi al rapporto con le figure genitoriali, al binomiodipendenza/autonomia e alla sua ambivalenza, all’inserimento nel mondo del lavoro ealla costituzione di un proprio nucleo familiare.Nel secondo invece, avendo ormai realizzato gli scopi biologici della vita, risulteranno inprimo piano aspetti “spirituali”, legati alla ricerca del senso dell’esistenza.
L’inizio della psicoterapia è spesso accompagnato da alcune paure variabili d’intensità edipendenti dalle informazioni in possesso del paziente. Accenniamo alle più frequenti. Paura della durata. Se ne è già parlato in un precedente paragrafo. Aggiungiamo che spesso tale paura è legata ad una forma di resistenza e che, con il progredire del lavoro terapeutico, tende a scomparire e lasciare il campo alla scoperta delle proprie risorse interiori.
Paura della dipendenza. È spesso presente il timore del legame di dipendenza dallo psicoterapeuta e/o dalla psicoterapia tale da rendere difficile il distacco. Tale paura è basata sulla convinzione che lavoro di ricerca su se stessi sia esclusivamente legato alla figura del terapeuta o all’ambito in cui la terapia si svolge. È opportuno tenere presente che uno degli scopi della psicoterapia è la conquista dell’autonomia personale e quindi il superamento di legami di tipo dipendente. Durante la psicoterapia è fisiologica lapresenza di una fase in cui il rapporto con il terapeuta assume carattere di dipendenza, ma si tratta di un passaggio tanto obbligato quanto transitorio nel cammino verso l’autonomia.Bisogna inoltre tenere presente che il dialogo con il proprio inconscio non si esauriscenel corso della psicoterapia. Avrà termine la fase in cui è necessaria la mediazione delterapeuta, ma il paziente acquisisce la conoscenza dei propri meccanismi interiori e deglistrumenti che consentiranno di continuare a lavorare su se stesso anche dopo la fine dellarelazione con il terapeuta.
Paura del cambiamento. Per alcuni versi, tale paura è paradossale in quanto il cambiamento è ciò che il paziente ricerca attraverso la psicoterapia. La metafora delle stampelle può essere utile per spiegare tale contraddizione. Chi ha imparato a camminare utilizzando per molti anni le stampelle da un lato ha il desiderio di liberarsene, ma dall’altro teme di non poterne fare a meno. Fuori metafora, chi si è adattato al mondo esterno e interno utilizzando meccanismi di tipo nevrotico, da un lato ne avverte il peso, ma dall’altro essi rappresentano il “noto” e il “certo”. Un tipo di adattamento diverso, senza quei meccanismi, appartiene al mondo del “non noto” e all’”incerto” e,quindi, oggetto di desiderio, ma anche di paura.Paura della scoperta dei “mostri”. Questa paura è figlia di una concezione riduttiva dell’inconscio in base alla quale esso è solo contenitore degli aspetti della nostra personalità rimossi per la loro connotazione negativa. Si tratta di una visione parziale che non tiene conto delle potenzialità positive ed inespresse presenti nell’inconscio e alle quali sarà possibile accedere attraverso il lavoro psicoterapeutico. Inoltre, quando ci si avvicina con un atteggiamento di paura a ciò che non si conosce, questo tende a essere vissuto come mostro terrifico. Solo attraverso la conoscenza i vari aspetti della personalità possono acquisire le loro reali dimensioni e caratteristiche.Paura di non essere all’altezza. A volte è presente, in pazienti con un livello basso diautostima, la paura di non essere in grado di svolgere il lavoro psicoterapeutico a causad ella presunta scarsa intelligenza o del basso livello culturale. Anche tale paura è però fuori luogo perché la buona riuscita del lavoro non dipende dal livello intellettivo né da quello culturale, ma dalla sensibilità personale e dalla capacità d’introspezione.Paura della distruzione. Nasce dall’idea che il lavoro psicoterapeutico consista prima nel demolire la struttura della personalità esistente e successivamente operare la ricostruzione sulle sue macerie. Da tale paura possono derivare timori per la stabilità del proprio rapporto affettivo o per la propria fede religiosa o per decisioni importanti già prese che si teme di scoprire inautentiche. In realtà la psicoterapia non ha lo scopo di distruggere quanto esiste, ma d’individuare e correggere le distorsioni presenti nel rapporto con se stessi e con gli altri, allo scopo di raggiungere una maggiore completezza ed autenticità.

 

*Estratto da “La cura della depressione: farmaci o psicoterapia?” di Salvatore di Salvo, volume a cura dell’Associazione per la Ricerca sulla Depressione.

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