52Sembra incredibile ma già il Buddha l’aveva intuito migliaia di anni fa: siamo ciò che pensiamo.
Quando siamo convinti che qualcuno sia molto in gamba, intelligente o socievole, gli stiamo dando davvero la possibilità di esserlo e di divenire migliore. Viceversa, se ad esempio intimamente crediamo che nostro figlio sia un fannullone, questa proiezione può giocare un ruolo determinante su ciò che egli diventerà in futuro.
L’effetto Pigmalione, noto anche come effetto Rosenthal (dall’autore che lo ha studiato per primo), deriva dagli studi classici sulla “profezia che si autorealizza” il cui assunto di base può essere così sintetizzato: se gli insegnanti credono che un bambino sia meno dotato lo tratteranno, anche inconsciamente, in modo diverso dagli altri. Il bambino interiorizzerà il giudizio e si comporterà di conseguenza: si instaura così un circolo vizioso per cui il bambino tenderà a divenire nel tempo proprio come l’insegnante lo aveva immaginato.
Questi studi, ormai considerati “classici” in Psicologia Sociale possono essere utilissimi per comprendere l’importanza dell’atteggiamento di genitori e insegnanti rispetto allo sviluppo dei bambini.
Sia nella pratica clinica che nello svolgimento di progetti scolastici, mi capita purtroppo a volte di percepire da parte degli adulti degli atteggiamenti e delle frasi che anziché sottolineare le qualità, le competenze e gli aspetti positivi del comportamento dei piccoli, tendono piuttosto ad enfatizzare comportamenti negativi e antisociali.
Dire ad un bambino: “sei una peste!” è sbagliato per almeno due motivi. Uno: anziché fermarsi al comportamento (“ti stai comportando male”) emette un giudizio sulla persona ed affibbia una tremenda etichetta. Due: non lascia al bambino alcun margine di cambiamento e miglioramento, in quanto implicitamente (a volte anche esplicitamente) l’adulto dice: “e sarai sempre così, per te non c’è speranza di miglioramento”. L’effetto di una frase del genere è l’interiorizzazione del giudizio da parte del bambino: se ancora non lo era, diverrà davvero una “peste” per “far contento” il genitore.
IMG_1293Ripercorriamo brevemente la storia del concetto di profezia che si auto-avvera. L’équipe guidata dal ricercatore americano Robert Rosenthal ideò un esperimento nell’ambito della psicologia sociale, sottoponendo un gruppo di alunni di una scuola elementare californiana ad un test di intelligenza. Successivamente selezionò, in modo casuale e senza rispettare l’esito e la graduatoria del test, un numero ristretto di bambini e informò gli insegnanti che si trattava di alunni molto intelligenti. Rosenthal, dopo un anno verificò che i suoi selezionati, seppur scelti casualmente, avevano confermato in pieno le sue previsioni migliorando notevolmente il proprio rendimento scolastico fino a divenire i migliori della classe. Tale effetto, in questo caso benefico, si avverò grazie all’influenza positiva degli insegnanti che riuscirono a stimolare negli alunni segnalati da Rosenthal una viva passione e un forte interesse per gli studi.  L’effetto Pigmalione può essere utilizzato dunque in positivo, per infondere nei bambini (e negli adulti), un senso di autostima maggiore e una migliore percezione di sé e delle proprie competenze e capacità. Come sottolineava la Montessori, i bambini hanno bisogno della fiducia dei genitori e degli insegnanti, per crescere sani, sereni e in contatto con la realtà.

Imparare a comunicare con il bambino in maniera empatica, utilizzare lo strumento insostituibile dell’ascolto attivo, sintonizzarsi col suo punto di vista, accogliere e rispecchiare le sue emozioni, sono fattori davvero troppo importanti per fare sì che diventi un adulto realizzato. Ciò vale soprattutto per i primi sei anni di vita. In particolare è importantissimo nei primissimi tre anni, in cui il bambino riceve dall’ambiente il più grande e duraturo “imprinting” esistenziale. Ho sentito ripetere ad una madre di una bimba di due anni: “mia figlia è una vipera”.

Anche se la bambina non è presente al momento della conversazione tra adulti, l’atteggiamento e la convinzione che questa madre ha nei confronti di sua figlia inevitabilmente influenzerà in negativo il comportamento della piccola. La madre in questione dovrebbe domandarsi da dove nasce questa sua convinzione ed esaminare attentamente il conflitto (normale) tra amore e odio che ogni genitore nutre nei confronti del figlio. Ecco che diventa fondamentale che gli educatori (genitori e insegnanti) ricevano una formazione adeguata, l’aggiornamento continuo e soprattutto la possibilità di conoscere se stessi e lavorare con le proprie emozioni (supporto psicologico e percorsi di psicoterapia corporea).
In particolare, nel contesto della famiglia l’effetto Pigmalione può produrre risultati incredibili, sia in senso positivo che negativo. Spesso un bambino, già prima di venire al mondo, rappresenta qualcosa di importante per i genitori e il sistema familiare. Ad esempio sarà colui che studierà e riscatterà sua madre dalla vita monotona che conduce. Oppure sarà forte e coraggioso come suo nonno (di cui porta magari anche il nome), o sfortunato come il suocero, ecc. Alla nascita del piccolo tutto il contesto familiare si sforza di trovare somiglianze e segni che dimostrino che il bambino “è tutto suo padre”, o “è testardo come lo zio”. In altre parole su ogni nuovo essere umano tendiamo inconsciamente a proiettare qualche emozione e in questo modo ne determiniamo il destino e il carattere. E’ importante che i genitori e gli insegnanti si sforzino di proiettare il meno possibile sul bambino i propri desideri e le proprie paure. E’ fondamentale che essi cerchino di capire le situazioni e i momenti in cui tendono a proiettare di più sui figli le proprie ansie. Inoltre sarebbe utile che ogni genitore e insegnante fosse più consapevole del proprio vissuto come figlio e delle proiezioni e dei condizionamenti che a sua volta ha “ingoiato”, per riconoscere come proprie alcune aspirazioni e/o timori che tende invece a riversare sul piccolo in maniera manipolativa.
Le proiezioni sull’altro, infatti, impediscono di VEDERLO realmente. Il bambino cresce così con un grosso senso di solitudine, rabbia e tristezza per non essere visto e riconosciuto amorevolmente ed autenticamente come un altro essere umano, degno quindi di rispetto e considerazione.
Mi piace concludere con delle frasi di Gibran, che in maniera poetica esprimono quello che ritengo essere il più proficuo atteggiamento nei confronti dei bambini.

I vostri figli non sono i figli vostri.
Sono i figli e le figlie della vita stessa.
Essi non vengono da voi, ma attraverso di voi,
e non vi appartengono benché viviate insieme.
Potete amarli, ma non costringerli ai vostri pensieri,
poiché essi hanno i loro pensieri.
Potete custodire i loro corpi, ma non le anime loro,
poiché abitano case future, che neppure in sogno potrete visitare.
Cercherete d’imitarli, ma non potrete farli simili a voi,
poiché la vita procede e non s’attarda su ieri.
Voi siete gli archi da cui i figli, le vostre frecce vive, sono scoccate lontano.
L’Arciere vede il bersaglio sul sentiero infinito, e con la forza vi tende,
affinché le sue frecce vadano rapide e lontane.
In gioia siate tesi nelle mani dell’Arciere,
poiché, come ama il volo della freccia, così l’immobilità dell’arco.

K. Gibran, Il profeta

Dott. Roberto Ausilio
Psicologo della Salute, Psicoterapeuta
tel. 328 4645207

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