Dialogo_interrculturaleRiporto di seguito la prima parte dell’intervista in videoconferenza a cura del dott. Nicola Sensale.
R => Roberto un accenno su di te, su come sei arrivato alla psicoterapia corporea
I => Già da quando studiavo psicologia sentivo che mi mancava una parte esperienziale e corporea rispetto agli studi che affrontavo, non sentendomi completo nel mio percorso del momento. Ho dunque conosciuto la bioenergetica facendo un master di psicologia dello sport, arrivandoci per vie traverse. Quando in questo master ho sperimentato la bioenergetica facendo degli esperienziali e delle classi di esercizi, ho avuto una specie di rivelazione intuendo che questo tipo di lavoro poteva essere utile per me perché mi avrebbe completato nel mio percorso sia personale, sia professionale utilizzando proprio quella parte che ritenevo importante, cioè la parte corporea collegata all’esperienza.
R => Quanti anni avevi?
I => All’epoca avevo 22-23 anni, sono passati 10 anni.
R => Tu trovasti quel qualcosa in più a quel punto?
I => Oltre all’aspetto esperienziale alla praticità, della bioenergetica mi attrasse anche la semplicità rispetto ad altre discipline che mi davano l’idea di più artefatto, di più mentale e di poco condivisibile mentre l’approccio corporeo, secondo me, dà la possibilità di esperire, di sentire direttamente, senza troppe interpretazioni.
R => Hai seguito altre formazioni?
I => A parte il master sulla psicologia dello sport, ho continuato nella specializzazione sulla psicologia della salute con l’approccio sulla psicologia della salute di Bertini che sta a Orvieto. Ho continuato a collaborare con l’Istituto della psicologia dello sport e poi ho continuato la mia formazione con una terapeuta della FIAB, attraverso un lavoro di percorso personale, terapeutico e di gruppi.
R => Oggi di cosa ti occupi, il tuo filone attuale?
I => Mi sono specializzato nel 2008. Ho uno studio qui a Orvieto, il centro Mandala, costituito gia da diversi anni ed è il tentativo di integrare le varie discipline che gravitano intorno al discorso psico-corporeo. Io mi occupo di psicoterapia, consulenza individuale e di coppia, che sono la base economica del lavoro, ma faccio anche un lavoro trasversale collaborando con le scuole, con le scuole calcio. Nell’ambito sportivo conduco gruppi, anche con i genitori. Io lavoro a livello organizzativo su tutti gli aspetti legati allo sport come la crescita e la salute considerando anche gli aspetti motori. Poi mi occupo di formazione, quindi lavoro in tre grosse aree: clinica, formazione, psicologia dello sport con varie declinazioni. Principalmente lo sviluppo del centro Mandala che sta diventando una scuola di formazione nel tempo e poi abbiamo vari progetti con varie strutture, come tu ben sai, nonostante il momento difficile economico sociale e politico in questo momento non aiuta.
R => L’approccio psicocorporeo, l’approccio bioenergetico, il carattere, tu riesci a inserirli nel tuo lavoro nella psicologia dello sport o della salute?
I =>Credo che per noi psicologi sia importante innanzitutto capire il contesto, quindi non necessariamente uso l’approccio corporeo, nonostante  sia sempre presente un background, anche a livello concettuale, però il lavoro corporeo vero e proprio lo utilizzo con chi mi chiede esplicitamente quel tipo di lavoro; per esempio con i genitori di bambini che giocano nella scuola calcio, parlo si dell’approccio corporeo, ma non necessariamente vado a fare un gruppo di espressione corporea anche se uso i concetti sulle strutture caratteriali un po’ come una mappa utile, anche nell’interazione con le persone.
R => L’Analisi del Carattere è del 1933. Tale teoria suggerisce di spostare lo sguardo dai sintomi al quadro comportamentale, dal cosa porta il paziente al come lo porta e quindi anche alle sue manifestazioni comportamentali. Suggerisce anche di guardare al corpo e alla sua forma, per rilevare i vari tipi. Per Reich erano quattro: isterici, fallici, coatti e masochisti, per la bioenergetica 5 e con alcuni sottotipi.  Come ti trovi nel tuo lavoro a usare la caratteriologia corporea?
I => beh, diciamo, io utilizzo … molto la … la concettualizzazione, quella successiva, quella di Lowen delle cinque strutture caratteriali e mi ci trovo bene, soprattutto … nel discorso clinico, cioè e … nella psicoterapia, perché mi rendo conto che è un modello allo stesso tempo semplice e … che comprende diversi … aspetti e diverse cose importanti e che si va sempre più ad arricchire e … mano a mano che procede la mia pratica come psicoterapeuta. Quindi …, si certo, l’analisi del carattere è fondamentale, nel senso che son d’accordissimo nel … nel considerare i sintomi come delle cose, tra virgolette, quasi accidentali rispetto comunque ad un qualcosa di molto più ampio che è la struttura caratteriale della persona e che quindi, diciamo, la sua modalità di funzionamento, qualsiasi cosa egli faccia diciamo nella vita, comunque in un certo senso viene … viene fuori. Non so se ho risposto alla tua domanda…
R =>Assolutamente, solo un approfondimento, così a bruciapelo, quando dici clinico intendi come un momento diagnostico o per il  progetto terapeutico vero e proprio…
I => sì, sì, sì diciamo … si, assolutamente, per quanto mi riguarda, e … la diagnosi … la faccio sostanzialmente più per strutture caratteriali che per … sintomatologie, cioè, nel senso che non … nel senso che vado a vedere la persona che ho di fronte qual è la sua modalità di funzionamento. Poi può avere un sintomo legato a un problema di tipo sessuale metti, oppure relazionale, oppure … e … diciamo … psicosomatico, però comunque sostanzialmente, diciamo, già quello, già la modalità di esprimere il sintomo mi dice tante cose rispetto al … alla struttura caratteriale che ha quella persona. E quindi … il lavoro che cerco di fare, non è tanto quello di eliminare il sintomo che sicuramente è una cosa pure utile però è quanto più che altro dare la possibilità alla persona di mettersi un po’ più comoda con la sua essenza diciamo, cioè riuscire a valorizzare quella che è la sua modalità di interazione e modalità di essere e di … fiorire all’interno di quella che è la … il suo modo di esistere. Quindi per esempio, cioè non posso pretendere che uno che c’ha una struttura caratteriale di tipo cerebrale diventi una struttura caratteriale di tipo masochista  no? E … ma … cerco di … capire assieme a lui e di accompagnarlo, si, per smorzare alcune cose, ma più che altro per canalizzare quel tipo, diciamo, di … modo di essere in qualcosa di costruttivo. Per esempio, a quel punto magari lo aiuto a … intraprendere … a suonare uno strumento musicale piuttosto che a scrivere un romanzo … non lo so, diciamo, qualcosa che va a canalizzare quel suo modo di essere e ad aiutarlo a stare meglio con quella modalità piuttosto che adottarne un’altra che non è la sua insomma.
R => come dire il carattere ce l’hai, te lo tieni, però lo usi a scopo più adattivo piuttosto che  come ti  stai difendendo adesso che.. ti dà solo difficoltà…
I => e sì, esatto, sì assolutamente sì, sì, sì, sì.
R => Grazie, grazie per la tua risposta molto … secondo me molto esauriente.
R => Reich diceva che il paziente voleva guarire il sintomo ma a condizione che il suo “carattere”, il suo modo di essere, venisse “risparmiato. Una sorta di voglio guarire, ma la mia agenda non va cambiata”. Per Reich tuttavia era inutile approcciare il sintomo se la resistenza caratteriale non era indicata e eliminata, idem quando si ripresentava. Dobbiamo tenere conto di questa indicazione quando si incontrano le persone e le loro resistenze?
I => Secondo me … si, secondo me sì è sacrosanto, perché purtroppo diciamo … all’interno di un … di un contesto che è necessariamente anche economico, che è quello della psicoterapia, e vedo che molti colleghi … pur di tenersi … il cliente–paziente, diciamo, colludono dal punto di vista proprio … di quelle che sono le sue illusioni, quelle che io chiamo, diciamo… , le strategie di “autoimbroglio”
I => però diciamo rende un po’ (s’interrompe), seh, la puoi anche mettere virgolettata, però diciamo rende un po’ l’idea. E’ chiaro che se viene da me una persona che per esempio …, ritorno al discorso sessuale no? viene perché ha dei problemi di … di eiaculazione precoce, è chiaro che se io vado solamente a lavorare su quel sintomo là … e continuo a sostenere la sua illusione bella e buona di essere e … un perfetto, diciamo … una perfetta macchina da soddisfazione di quello che sono i bisogni, non suoi, ma delle varie partner con cui si trova, diciamo, a dover dimostrare la propria mascolinità, faccio un esempio, è chiaro che, diciamo, io vado incontro ad un duplice errore, un errore di tipo proprio concettuale perché sto colludendo con lui e quindi, diciamo, non sto facendo una vera e propria… mm.. qualcuno direbbe analisi della domanda, poi.. successivamente si è parlato di questa cosa, da una parte, e poi dall’altra, non stò facendo neanche tra virgolette e … il bene del, del cliente, del paziente perché vado semplicemente a … ad essere una specie di farmaco, cioè che a domanda risponde a quelli che sono, diciamo, i bisogni presunti, ma non sono i bisogni reali, sono proprio quei bisogni presunti che poi sostengono lo star male. Quindi se io non vado a contestualizzare, a fargli capire che senso ha per lui, a capire in quale situazione si presenta, come mai, qual è il problema specifico, che cosa significa, e chiaramente … diciamo, non sto facendo lo psicologo, posso essere corporeo, gestaltico, psicanalisi, ma sto facendo semplicemente quello che potrebbe fare il viagra (ride). Non lo so se mi spiego, cioè un farmaco, un qualcosa di esogeno che va … non ad analizzare e a comprendere, a mentalizzare, ma semplicemente a sostenere un’illusione e in questo c’è il rischio rispetto alle psicoterapie corporee perché spesso vengono prese come tecniche per fare tutto ciò che uno vorrebbe fare no? Un po’ come la PNL … la cosa che ti permette di arrivare là dove tu non riesci ad arrivare da solo. Ma non è così, perché il concetto di arrendersi al corpo è di capire che quello che il corpo ti rimanda è qualcosa di … di più ampio, di più esistenziale.
R => Non è un lavoro che deve rafforzare l’ego, è un lavoro che deve fare arrendere l’ego quindi.
I => Esattamente, esattamente sì, sì. Sì hai riassunto in tre parole tutto … tutta la mia … (ridendo)
R => Mi hai aiutato tu Roberto perché.. (sovrapposizione di voci)
I =>  …la mia dissertazione ampia…(ridono entrambi)
R => mi hai aiutato tu perché riflettevo mentre parlavi, quindi abbiamo fatto il lavoro in due (ridendo). Grazie Roberto

….continua….

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