F.A.Q. Domande Frequenti

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Che differenze ci sono tra Psicologo, Psichiatra, Psicoterapeuta e Counsellor? Da chi è meglio rivolgersi?
Questo dubbio è molto più frequente di quello che si pensi. C’è una grande confusione generalizzata rispetto alle varie figure professionali che si occupano della mente umana. In generale possiamo dire che in Italia la professione di Psicologo, regolamentata dalla legge 56/89 è riservata ai laureati in Psicologia che abbiano poi effettuato e superato un Esame di Stato e siano regolarmente iscritti all’Albo professionale degli Psicologi. La Psicoterapia è una specializzazione successiva della Psicologia. Per svolgere lavoro come Psicoterapeuta occorre essere Psicologi (oppure medici) e aver frequentato con profitto una successiva scuola almeno quadriennale tra quelle riconosciute dal MIUR. A queste scuole di Psicoterapia possono accedere anche i medici. Quindi uno Psicoterapeuta può essere Psicologo oppure Medico come formazione di base. La Psichiatria è una branca di specializzazione della Medicina. Possono diventare Psichiatri solo i medici che decidano di specializzarsi in quel settore. Lo Psicologo, dunque, non essendo medico, non può prescrivere farmaci. La prescrizione farmacologica è esclusivo diritto dei medici, tra cui gli Psichiatri. La figura professionale del Counsellor è a mio modesto avviso molto confusiva. Il counsellor infatti, stando a quanto dicono i counsellor stessi, è in grado di favorire la soluzione di disagi esistenziali che non comportino, tuttavia, una ristrutturazione profonda della personalità. Come è facile intuire, è veramente difficile stabilire un confine tra un cambiamento superficiale ed uno profondo della personalità. Inoltre qualsiasi Psicologo già svolge tutte le mansioni del counsellor e non capisco quali possano essere i motivi per rivolgersi ad un cousellor piuttosto che ad uno Psicologo. La figura professionale del Counsellor non è attualmente regolamentata dalla normativa italiana, né per quanto riguarda il percorso formativo necessario per diventare un counsellor, né per quanto riguarda la natura della propria attività professionale. Di fatto per la Legge non esiste la figura del Counsellor, di conseguenza chiunque può definirsi un Counsellor in qualunque momento. Tra Psicologi e counsellor è in corso una disputa anche di tipo legale, chi volesse approfondire l’argomento troverà in internet pareri opposti pro o contro la figura del counsellor. Personalmente credo che sia una forzatura troppo grossa cercare delle distinzioni di operato tra queste due figure, perché la differenza sostanziale consiste nel percorso formativo molto più articolato per gli Psicologi, nell’obbligo di tirocinio e di Esame di Stato e dalla presenza di un albo professionale. Queste sono garanzie di una migliore qualità del servizio, se non altro in termini statistici. Del resto da sempre la Psicologia è un terreno in cui più o meno tutti si sentono in diritto di entrare, dagli appassionati di calcio che si ritengono Psicologi dello sport a vari tipi di maghi, prestigiatori e abili venditori di fumo, che si arrogano il diritto di dire la loro opinione, pur non avendo spesso le competenze e l’umiltà per farlo. Se poi il counsellor a cui ci si può rivolgere è anche un amico…ci sono tutte le premesse per un intervento che anziché aiutare la persona, con ogni probabilità non farà che creare ulteriori problemi. Questa è la mia opinione personale, alcuni non la condividono, ma attualmente io la penso così.
Dopo quanto tempo posso vedere i primi risultati della Psicoterapia? Per quanto tempo dovrò andare in Psicoterapia?
La Psicoterapia, proprio per sua natura, non segue protocolli standard neppure per quel che riguarda i tempi di attuazione. Pertanto è veramente impossibile dire a priori quante sedute siano sufficienti per risolvere un problema.

Ogni disagio, infatti, ha moltissimi strati di comprensione e interpretazione. Proprio come una cipolla, ci si può fermare agli strati più superficiali del disagio oppure provare ad arrivare al nucleo dei problemi. A differenza di una cipolla, un essere umano è un sistema complesso di segni, sintomi, simboli e narrazioni, per cui il percorso terapeutico potrebbe essere potenzialmente infinito.

Allo stesso tempo uno dei compiti più importanti della Psicoterapia per come la intendo, è dare al cliente la possibilità e la capacità di camminare sulle proprie gambe e di non avere più bisogno del terapeuta.

La Psicoterapia è un percorso di liberazione del Sé e non di dipendenza da qualcun altro. Detto questo, mi trovo di continuo a constatare nel mio lavoro che molto spesso i primi cambiamenti già avvengono nella prima seduta.

Il solo fatto di chiamare un professionista e decidere di occuparsi di sé e del proprio benessere è un passaggio importante in grado di innescare una spirale evolutiva di serenità e comprensione. Nel giro di tre o quattro sedute è già possibile misurare con dei test i miglioramenti derivanti dalla relazione terapeutica.

E’ vero che tutti i percorsi sono diversi l’uno dall’altro. La sottile alchimia che si crea tra terapeuta e cliente è soggetta a una miriade di fattori. A volte capita di stabile con i clienti un rapporto ancora più empatico del solito, ci si capisce, esiste una “simpatia” che facilita il lavoro. In questi casi, quando il rapporto terapeuta-cliente si consolida e si crea una buona “alleanza terapeutica”, possiamo davvero avere ottimi risultati in tempi brevi.

Solitamente una Psicoterapia nel mio studio dura 10/15 sedute dilazionate in qualche mese, indicativamente dai tre ai dieci. Un tempo minore di tre mesi non consente solitamente di andare abbastanza a fondo alle questioni, così come un tempo superiore a un anno in alcuni casi potrebbe indicare una difficoltà del cliente a diventare autonomo. Ripeto, però, che questi sono solamente dei tempi di massima e che in realtà le cose vanno valutate caso per caso insieme al cliente.

Ci sono situazioni in cui la Psicoterapia non funziona?
Assolutamente sì. Non esiste strumento su questa terra che vada bene per tutti, in ogni tempo e in ogni luogo. Il bravo terapeuta, quando si accorge che la terapia è arrivata ad un momento di stallo, quando le cose sembrano essersi bloccate e si è arrivati ad un punto morto, lo comunica al cliente per trovare insieme una strategia di risoluzione esaminando le cause che hanno portato a quel punto in cui la Psicoterapia è diventata inefficace.

Dobbiamo allo stesso tempo constatare che la Psicoterapia, se fatta bene, non presenta effetti collaterali e dunque è quasi sempre percorribile se non altro come tentativo di risoluzione o di supporto ad altre terapie, tra cui quella farmacologica.

Come faccio a capire se uno Psicoterapeuta va bene per me o se devo cercarne un altro?
Non ci sono regole universali per valutare se uno Psicoterapeuta è adatto a lavorare con quello specifico cliente.

Fidarsi delle proprie sensazioni è una regola di massima che può andare bene sempre. Occorre però tenere conto del fatto che spesso il cliente proietta sul terapeuta anche i propri lati ombra e quindi potrebbe vedere in lui aspetti negativi che non corrispondono alla realtà.

Consiglio ai clienti di parlare esplicitamente dei propri dubbi direttamente con il terapeuta. Molto spesso, infatti, i dubbi e le perplessità rispetto allo sviluppo del percorso terapeutico, se esplicitati ed affrontati insieme, costituiscono ottimo materiale per consentire l’evoluzione e lo sviluppo del processo terapeutico.

A partire proprio dagli “incidenti di percorso”, il bravo terapeuta è in grado di contestualizzare le modalità di comportamento del cliente, rispecchiarle e consentire una più veloce comprensione ed elaborazione delle emozioni e delle strategie relazionali.

Come faccio a capire se la Psicoterapia sta andando bene?
Ci sono diversi segnali che possono indicare al terapeuta e al cliente se la terapia sta andando nella giusta direzione. In linea di massima i sintomi più evidenti possono scomparire o quanto meno attenuarsi dopo le prime sedute. Inoltre la persona può avere uno sguardo più ampio sulla propria vita e diventare progressivamente in grado di fare collegamenti di senso tra eventi che prima risultavano sconnessi.

Così come si forma un puzzle, la persona comincia ad avere un quadro più definito e completo della propria vita.

Anche il livello e la qualità delle relazioni interpersonali possono migliorare con il passare del tempo in terapia. A questo si aggiunge generalmente un maggior senso di sicurezza in se stessi, di pace interiore, di chiarezza e comprensione di quanto ci circonda e delle persone intorno a noi.

Se tutto ciò non dovesse accadere nell’arco di circa due/tre mesi dall’inizio del percorso, è bene discuterne con il terapeuta e capire cosa sta accadendo.

Oltre agli indicatori soggettivi di cui abbiamo parlato, esistono dei test scientificamente validi in gradi di verificare quali variabili psicologiche si stanno modificando. Come già detto, utilizzo dei test scientificamente validati per la valutazione della Psicoterapia, condividendo poi i risultati con i clienti.

E’ vero che la Psicoterapia induce le coppie a separarsi? E’ normale avere paura di iniziare un percorso perché si ha paura di cambiare la propria vita?
Il cambiamento molto spesso ci spaventa, è normale. Ma siccome nulla resta uguale a se stesso nella vita, dovremmo forse più spaventarci dell’assenza di cambiamento e cominciare a guardare al flusso delle cose con rinnovata serenità e distacco.

Non è vero che la Psicoterapia induce le coppie a separarsi, almeno non sempre e comunque. Ogni situazione è diversa dall’altra e occorre capire insieme al terapeuta quali sono le motivazioni alla base della scelta di stare insieme o di separarsi.

Nella Psicoterapia di coppia, a differenza della Psicoterapia individuale, ci si focalizza sulla relazione di coppia. I partner vengono aiutati a guardarsi in maniera più sincera, con meno idealizzazioni per riuscire a trovare degli accordi e delle modalità relazionali nuove che siano più funzionali nel presente.

A volte capita che una relazione, anziché essere fonte di nutrimento, appoggio reciproco e amore, si trasformi in una dipendenza affettiva. In questi casi è utile comprendere le radici della propria sofferenza per evitare di rifare gli stessi errori con un’altra persona.

In molti casi un processo terapeutico rinsalda la relazione di coppia, perché i partner diventano più maturi e consapevoli dei propri bisogni e dei propri limiti, imparando a comunicare meglio e in maniera più intima ciò di cui hanno bisogno.

In altri casi la separazione è l’unica possibilità di cambiamento positivo. I giornali sono pieni di tristi fatti di cronaca che vedono coinvolti i partner in terribili omicidi o gesti di violenza inauditi. Quando una relazione esaurisce il suo potere evolutivo e di benessere, le persone vanno accompagnate verso una sana separazione, che salvi il salvabile, cioè il rapporto di stima e affetto reciproco, per consentire ad entrambi di rifarsi una vita serena, arricchiti da questa pur dolorosa esperienza.

La Psicoterapia è l’unica strada per il cambiamento e per il benessere?
Credo di no. Esistono molte strade per il cambiamento e per il benessere, e ognuno di noi deve sperimentare e trovare quelle che gli risultano più congeniali.

Occorre dire però che la Psicoterapia è una via maestra nella quale convergono molte altre strade. Essa infatti fornisce un senso a molti possibili altri percorsi paralleli che vanno nella direzione della crescita personale.

Ad esempio nel mio lavoro è molto frequente che i clienti, proprio in concomitanza alla Psicoterapia e su mio consiglio, riprendano in mano alcuni hobby che avevano tralasciato e che concorrono al loro profondo benessere Psicologico ed emotivo.

Alcune persone che iniziano una terapia iniziano anche a suonare uno strumento musicale, a dipingere, a fare sport, a dedicarsi ad attività sociali o culturali, riprendono a viaggiare ecc. Un bravo terapeuta incoraggia le forme espressive che consentono alle persone di convogliare la propria creatività in attività piacevoli e importanti per la crescita personale.

La Psicoterapia ha delle controindicazioni?
La Psicoterapia se non viene svolta correttamente ha molte controindicazioni. Così come una terapia farmacologica, se non è giusta per la persona in quel momento può provocare dei danni, così la Psicoterapia se svolta male può portare ad un peggioramento dei sintomi e delle situazioni di vita.

Ecco perché è sempre necessario almeno verificare che il terapeuta abbia le carte in regola per svolgere il suo lavoro (Laurea, Specializzazione, iscrizione all’Albo degli Psicologi).

Evitate di rivolgervi a sedicenti terapeuti che non hanno i requisiti neppure legali o accademici per esercitare questa professione. Così come nessuno si farebbe operare da un non medico, è un diritto e un dovere del cliente in terapia informarsi sulla formazione di chi ha di fronte.

Se il terapeuta è opportunamente formato, si aggiorna, ha esperienza e svolge il suo lavoro con impegno e passione, la Psicoterapia non ha particolari controindicazioni.

A volte però in fase iniziale del percorso possiamo assistere ad un peggioramento dei sintomi. Questo è normale in alcuni casi, perché il prendere atto di alcuni meccanismi e provare a modificarli induce la persona in uno stato di momentaneo squilibrio e fragilità per cui potrebbe sentirsi peggio. E’ questa però una fase transitoria di cui il terapeuta deve informare il cliente, in modo che questi riconosca la situazione e non si lasci abbattere dalle prime difficoltà. Il terapeuta anzi sosterrà il cliente nei momenti difficili dandogli la prospettiva di un cambiamento positivo e duraturo nel tempo.

Come faccio a convincere un amico, un figlio o un parente ad andare in terapia?
E’ semplicemente impossibile. Quello che possiamo fare, al massimo, è suggerire e consigliare un percorso terapeutico. Ma se la persona non arriva a trovare una personale motivazione a farlo, ogni tentativo sarà inutile, perché inconsciamente la persona metterà in atto delle strategie difensive che alla fine confermeranno quello che già sapeva e cioè che “la Psicoterapia non serve a niente”.

Il bravo terapeuta esamina a fondo col cliente gli aspetti motivazionali alla base della scelta di iniziare una terapia e nel caso in cui non ci fossero le condizioni idonee a un probabile esito positivo, sconsiglia in maniera chiara l’inizio di un percorso insieme.

Il miglior modo per indurre qualcuno a cambiare comportamento resta sempre l’esempio. Se l’amico o il parente vedono che noi stessi ci prendiamo cura di noi e andiamo in terapia, forse c’è qualche probabilità in più che anche loro prendano in considerazione tale opzione. Altrimenti le nostre parole sono dei boomerang, dato che diciamo una cosa e ne facciamo un’altra. Anzi, spesso le persone a cui viene consigliata la Psicoterapia, si irrigidiscono e si chiudono dicendo “io non sono matto, non ne ho bisogno, vacci tu piuttosto”. Purtroppo questa visione della Psicoterapia come “punizione” oppure come “conferma di essere folli” è ancora diffusa a causa dell’ignoranza, anche se progressivamente le cose stanno cambiando anche qui in Italia. La Psicologia e la Psicoterapia vanno viste per quello che sono: risorse utili e preziose per la crescita e il benessere.

Come si fa a capire se un problema dipende dal corpo o dalla mente?
Dipende sempre da entrambi, perché noi siamo 100% corpo e 100% mente. Non esiste infatti patologia organica che non coinvolga anche la sfera emotiva, cognitiva e psicologica. Così come non esiste disagio psichico che non abbia effetti più o meno evidenti anche sul livello fisiologico e corporeo.

In linea di massima storicamente si procedeva innanzitutto per esclusione delle cause organiche e fisiche di un problema. Ad esempio se un uomo aveva problemi di erezione, prima si sottoponeva a una batteria di esami clinici per escludere patologie organiche. Ancora oggi questo modo di procedere va quasi sempre bene, anche se personalmente lo vedo riduttivo.

L’ideale sarebbe che medico e psicologo vedano congiuntamente il cliente/paziente per estendere la comprensione di quanto sta avvenendo. La sperimentazione in Italia dello Psicologo di base che affianchi il medico di base ha dato risultati positivi e si spera che presto si legifererà in materia.

Per adesso siamo noi professionisti a valutare caso per caso quanto è utile consigliare al cliente di sottoporsi a test ed esami medici per escludere patologie organiche.

Solitamente da me arrivano persone che sono passate almeno dal medico di base e hanno già svolto analisi cliniche. In altri casi sono io stesso a consigliare una visita medica o un iter medico, dato che la Psicoterapia va in sinergia positiva con diversi altri tipi di cura.

In diverse situazioni ad esempio la medicina omeopatica praticata correttamente è di grande aiuto per la Psicoterapia e viceversa. Entrambe infatti agiscono sulla valorizzazione e potenziamento delle risorse della persona.

Psicofarmaci si o psicofarmaci no?
Direi psicofarmaci NI.

Se è possibile limitare o evitare l’utilizzo della chimica per la modifica della mente, perché utilizzare i farmaci?

Noi psicologi, come si è detto, non prescriviamo direttamente farmaci. Questo però vuol dire che in alcuni casi, quando si renda necessario l’intervento farmacologico per i motivi più diversi, consigliamo alla persona di rivolgersi anche ad uno Psichiatra.

Presso il Centro Mandala di Orvieto collaboro con un bravo Psichiatra, con il quale abbiamo seguito e seguiamo congiuntamente e proficuamente diversi casi.

A volte il supporto farmacologico è necessario, altre volte è indispensabile, nella maggior parte dei casi è una possibilità. Tale possibilità va valutata attentamente insieme al cliente. Molte persone hanno bisogno anche psicologicamente del farmaco, altre invece si rifiutano di pensare a se stessi come a dei consumatori di psicofarmaci e non hanno alcuna intenzione di prenderne. Credo che ogni caso sia diverso e che il bravo terapeuta debba innanzitutto accorgersi delle situazioni in cui il farmaco potrebbe aiutare, parlarne con il cliente e valutare serenamente insieme costi e benefici di un possibile iter farmacologico.

Un grave problema è che spesso purtroppo i medici di base superficialmente prescrivono psicofarmaci in situazioni in cui sarebbe necessario l’intervento dello Psicologo. In questo modo le persone iniziano a prendere dei farmaci per anni, senza più alcun controllo rispetto alla formulazione iniziale.

Purtroppo constato quotidianamente con quanta leggerezza vangano prescritti ansiolitici e antidepressivi in fasce della popolazione perfettamente in grado di intraprendere un iter psicoterapeutico di reale risoluzione delle problematiche e non solo di riduzione dei sintomi. Il medico dovrebbe fare il suo lavoro, lasciando fare ad altri lì dove si esauriscono le sue competenze.

Il cliente che ai primi sintomi di disagio psicologico si rivolge al medico di base e si vede prescritti degli ansiolitici cosa dovrebbe fare? Fidarsi del medico che gli propone una visione meramente biochimica del suo disagio oppure rivolgersi ad uno Psicologo?

Ognuno decida per sé. Personalmente credo che la medicina e la psicologia possono agevolmente integrarsi e collaborare per un unico obiettivo comune: la salute delle persone.

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