ChildGli ultimi eventi accaduti ad Orvieto, un’insegnante di scuola dell’infanzia sospesa dalle sue mansioni perché usava modi violenti e umilianti coi bambini, ci fanno riflettere su quanto ancora siamo lontani dall’aver trovato una buona modalità di educazione dei nostri figli.

Purtroppo oltre ai genitori, anche gli educatori e coloro che dovrebbero garantire ai più piccoli un sano e sereno sviluppo commettono degli errori. A volte si tratta di errori grossolani, non perdonabili e che lasciano segni indelebili sulla psiche del bambino e del futuro adulto.

Sì, perché il bambino è tanto più sensibile dell’adulto e quello che riceve in termini psicologici e relazionali nelle prime fasi di vita segnerà in un modo o nell’altro per sempre il suo modo di essere.

Lavorando come psicologo da circa 12 anni ad Orvieto, sia nelle scuole che nel sostegno dei genitori, mi sono reso conto che molti genitori ed educatori commettono importanti errori nella comunicazione con i bambini. Errori che in parte facciamo tutti per ignoranza (chi conosce la Psicologia?), per stanchezza, disattenzione (siamo oberati di impegni e non troviamo il tempo di riflettere) e automatismo (facciamo ciò che i nostri genitori hanno fatto con noi).

Mi riferisco, ad esempio, a quelle che Gordon chiama le 12 barriere della comunicazione (Gordon, Genitori Efficaci, 1994). Errori grossolani che commettono anche quanti si considerano “bravi genitori” o “bravi insegnanti”. Voglio menzionare qui solo le prime due barriere della comunicazione. Alzi la mano chi non ha mai usato questi modi sbagliati con il proprio figlio!

1.Ordinare, comandare, esigere

“ Bisogna che tu …” “Tu devi …” “Tu farai …”

Il comando è esigere qualcosa senza preoccuparsi dei bisogni dell’altro, senza prendere in considerazione le sue emozioni.

2.   Avvertire, minacciare

“E’ meglio per te …, altrimenti …” “Se non farai così …”

Possono produrre paura e sottomissione. Suscitano risentimento, rabbia, ribellione; evocano sentimenti di ostilità.

Questi errori comunicativi, se non corretti per tempo, possono sfociare nella violenza domestica o scolastica, che rappresentano aberrazioni ed estremizzazioni dello stesso fenomeno.

L’abuso infatti non è solo alzare le mani sul bambino, ma anche alzare la voce, umiliarlo, dirgli “stupido” in maniera “affettuosa”, non riconoscere le sue emozioni, ecc.

Per inciso, molti genitori sono ancora convinti che una sculacciata ogni tanto sia un buon metodo educativo! Sì perché l’alternativa, nell’immaginario comune, è il genitore debole che lascia fare qualsiasi cosa al figlio. Siamo ancora anni luce dall’aver recepito quanto dice la Psicologia e cioè che è possibile educare senza alzare le mani, senza alzare la voce e in maniera molto più efficace, molto più incisiva!

articleDa anni conduco sul territorio orvietano “GENITORI COMPETENTI”, un corso di formazione per genitori ed educatori che ha l’obiettivo di favorire lo sviluppo mentale del bambino a partire dalle interazioni quotidiane. Come gestire i capricci? come integrare emisfero destro emotivo e sinistro razionale del cervello? Come insegnare l’empatia, la gestione delle emozioni, il rispetto per se stessi e per gli altri?

Quello che più mi sorprende ogni volta è come in generale a noi genitori manchino le basi più semplici ed elementari per rapportarci positivamente e crescere figli sereni. Nessuno ci insegna a fare il genitore, nessuno insegna agli insegnanti come rapportarsi psicologicamente con gli allievi, sono ancora poche le occasioni di confronto e scambio con lo psicologo e con gli altri genitori.

Eppure durante i corsi resto sempre meravigliato di quanto in fretta i genitori e gli educatori imparino le 12 strategie pratiche che insegno per educare in maniera efficace, sono loro stessi meravigliati del fatto che queste strategie funzionano alla grande con i loro bambini.

Gli educatori e i genitori dovrebbero impegnarsi attivamente per conoscere un po’ di Psicologia del bambino, per apprendere le strategie di comunicazione efficace, e soprattutto dovrebbero essere sostenuti e aggiornati nel corso del tempo.

Le scuole del comprensorio orvietano, oltre ad installare qualche telecamera di sorveglianza, devono dare un segnale forte per rassicurare i genitori: CORSI DI FORMAZIONE E AGGIORNAMENTO PSICOLOGICO PER I GLI EDUCATORI E GLI INSEGNANTI. In questo modo noi genitori possiamo sentirci veramente più tranquilli, perché sappiamo di avere a che fare con insegnanti qualificati, formati e aggiornati non solo sugli aspetti didattici ma soprattutto sugli aspetti psicologici e relazionali. Inoltre è fondamentale che la Scuola effettui periodicamente controlli sui risultati educativi degli insegnanti andando a misurare i livelli di autostima, benessere, soddisfazione e competenze relazionali dei propri allievi.

Lo Psicologo a scuola deve essere una figura presente non solo come “sportello di ascolto” (intervento poco incisivo e spesso “riparatorio” e giudicante), ma per il sostegno, la formazione, l’aggiornamento e la consulenza agli insegnanti e ai dirigenti.

Torniamo alle preoccupazioni legittime dei genitori in questi giorni. Molti mi chiedono come possono capire se il figlio ha subito delle violenze o dei traumi.

Qui voglio darti delle semplici indicazioni per capire se tuo figlio ha subito violenze, se sta vivendo un momento difficile o se è a rischio di sviluppare una sindrome post-traumatica da stress.

1. Si spaventa in fretta, piange e si lamenta

2. Torna ad avere comportamenti infantili, come bagnare il letto o succhiare il pollice

3. Si comporta in maniera aggressiva, o sconclusionata

4. Manifesta sintomi fisici, come mal di testa, vomito o febbre

5. Diventa eccessivamente preoccupato di perdere un suo giocattolo, orsacchiotto o oggetto consolatorio

6. Cambia il suo carattere e passa dall’essere tranquillo all’essere disobbediente oppure da estroverso a timido

7. Sviluppa paure notturne o si sente spaventato rispetto a possibili incidenti che potrebbero accadere

8. Vuole sempre i genitori con sé o in vista e si rifiuta di andare a scuola o all’asilo

9. Si sente colpevole per ciò che ha detto o fatto

10. Si preoccupa di dove andrà a vivere o se sopravviverà (paura della morte)

Queste sono solo indicazioni di massima, e vanno sempre inquadrate nel contesto psicologico, quindi se hai dei dubbi, rivolgiti ad uno Psicologo per comprendere meglio la situazione.

La cosa migliore che puoi fare come genitore è costruire e mantenere una buona relazione con tuo figlio basata sul rispetto reciproco, sulla fiducia e sul dialogo. Lo Psicologo può aiutarti ad instaurare con tuo figlio un rapporto sereno e basato sul dialogo. Non ci sono traumi più grossi di quelli che possono accadere in famiglia e se il bambino viene aiutato a sviluppare una personalità robusta ed equilibrata sarà in grado di parlare con i suoi genitori anche degli eventi traumatici che possono accadere fuori casa.

Se vuoi essere sereno, devi aiutare tuo figlio a sviluppare la parte alta del cervello, in modo che riesca a dare parole alle proprie emozioni e sia in grado di rielaborare quello che gli accade. Fornendogli le chiavi della responsabilità e dell’empatia, lo stai davvero aiutando a diventare un adulto in grado di vivere pienamente la sua vita.

Se sei un genitore o un educatore, ti invito a questo incontro dal titolo “AIUTAMI A CRESCERE”

https://www.robertoausilio.it/aiutami-a-crescere-incontro-pubblico-ad-allerona/

Se vuoi approfondire l’argomento ti consiglio di leggere:

https://www.robertoausilio.it/bambini-il-diritto-a-non-essere-speciali/

https://www.robertoausilio.it/una-scuola-per-genitori/

http://www.centromandala.info/formazione/genitori-competenti/

Puoi anche guardare il video

https://www.robertoausilio.it/sviluppare-il-cervello-di-tuo-figlio/

Dr. Roberto Ausilio
Psicologo Orvieto Psicoterapeuta
www.robertoausilio.it

www-psicologo-orvieto.it

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