Ansia e Panico (parte 2)zen055Projections

Occorre tener presente, nel DAP (Disturbo da Attacchi di Panico) come in tutte le forme psicopatologiche, che i sintomi assolvono anche ad una funzione comunicativa. Il DAP, come abbiamo detto, è un disagio relazionale, “di” relazione e “in” relazione, ciò significa che alcune manifestazioni sintomatiche si legano ad eventi sociali agorafobia, fobia sociale, paura della solitudine o della frequentazione di luoghi solitari) e sul fatto che le stesse manifestazioni sono così eclatanti, e i portatori le usano in maniera tale, che sembrano proprio profilarsi come richieste d’ aiuto.

Il DAP può essere letto come disturbo di integrazione tra percezione sensoriale, cinestesica e vegetativa con la vita emotiva e con la capacità di vivere ed esprimere le emozioni. A questo proposito è utile ricordare che esiste una complessa circolarità tra sensazioni corporee, emozioni e pensieri. In condizioni di benessere esiste una profonda integrazione tra ciò che percepisco nel mio corpo con ciò che sento a livello emotivo e con ciò che penso. Anche il mio comportamento sarà integrato con questi altri livelli e risulterà vitale e autentico. Se, ad esempio, accade un evento improvviso che provoca una reazione di paura, avremo un pattern fisiologico specifico (occhi spalancati, blocco del respiro in fase inspiratoria, spalle che si alzano e si ritraggono, ecc.). A queste reazioni è accompagnata l’ emozione chiara del sentire paura. A livello cognitivo occorre prendere una decisione rispetto alla scelta attacco-fuga.
Nel DAP assistiamo ad una “separazione” degli organi, delle funzioni e delle emozioni. Le sensazioni di  disintegrazione si accompagnano ad impressioni di impotenza e paura di non poter governare le proprie parti corporee, organi e sistemi (muscolare, respiratorio, cardiaco). Sintetizzando possiamo dire che le persone sofferenti di DAP, pur desiderando e cercando persone e situazioni in cui potersi abbandonare (rilassare e amare), vivono i  momenti di regressione come pericolosi; hanno difficoltà a “lasciarsi andare” e hanno disimparato a riconoscere le proprie emozioni e sensazioni (scotomizzazione).

La Terapia PsicoCorporea per gli Attacchi di Panico
Partendo da queste premesse possiamo dire che il compito dell’Analisi Bioenergetica e della Terapia Psico-Corporea è proprio quello di permettere al cliente di recuperare un rapporto sano con la propria fisicità, riscoprendo il “ terreno su cui si regge” , cioè recuperare un rapporto sano e piacevole con la propria corporeità e le proprie emozioni. Tensioni croniche si traducono, infatti, in limitazioni della motilità e quindi dell’ espressione di Sè. Molti pazienti non sono consapevoli del fatto che i loro problemi si manifestano nel corpo, fino al momento in cui ciò non si permette loro di sperimentare personalmente alcune tecniche ed esperienze psico-corporee. Una volta che si stabilisce questa comprensione, diventa possibile lavorare con il paziente in modo bioenergetico.

Nell’Analisi Bioenergetica sono considerati fondamentali due elementi: la terra e l’ aria. La terra è l’ elemento su cui l’ individuo si regge e rappresenta la figura materna. L’ equivalenza fra madre terra e madre biologica è, infatti, un concetto importante nell’Analisi Bioenergetica. Il modo in cui un paziente sta in piedi, fornisce molti indizi riguardo ai suoi rapporti con la madre. Un’ insicurezza nel rapporto materno si traduce in un’ insicurezza a reggersi sulle proprie gambe e quindi ad affrontare la vita.
L’ altro elemento importante è il rapporto con l’ aria e quindi con il respiro. Respirare è un gesto attivo, aggressivo. Il modo in cui respiriamo afferma la nostra volontà a prendere ciò che ci spetta e ci serve ed è identificabile con il principio maschile, associabile quindi al rapporto del paziente con il padre. In merito a ciò, l’ utilizzo della voce è un potente strumento terapeutico. L’ ampiezza e l’ intensità della voce trasmettono la misura della personalità.
Sintetizzando, diciamo che la terapia Psico-corporea si muove lungo quattro linee:

1. Comprensione delle dinamiche corporee
2. Analisi delle associazioni, del comportamento e del transfert
3. Comprensione delle dinamiche energetiche
4. Ruolo della sessualità

Ogni individuo è costruito e si costruisce in base alla propria storia personale che deve essere scoperta per liberare la tensione. Al fine di liberare il flusso dei sentimenti è necessario rimuovere le tensioni. Questo avviene grazie alle tecniche corporee, utili tra l’ altro laddove quelle verbali si dimostrano inefficaci. Ogni contrazione blocca un flusso di eccitazione ed in questo blocco è sempre coinvolto il dolore. Scopo della contrazione è diminuire il dolore rendendo la persona insensibile. L’ area diviene in altre parole morta. La risoluzione di queste tensioni provoca dapprima l’ emergere del dolore a lungo negato ma, dopo il rilassamento, è vissuto come piacere. Solo attraverso il dolore è possibile conseguire un cambiamento caratterologico. Nella terapia Psico-corporea il processo di  guarigione attraversa tre stadi.
Durante il primo stadio il paziente prende consapevolezza delle proprie tensioni, come per esempio la mascella serrata o le spalle tese. Ogni tensione muscolare cronica rappresenta un’ inibizione ad esprimere determinati sentimenti ed è quindi la controparte fisica dell’ inibizione psicologica. Proprio perché le tensioni non sono fenomeni isolati ma intercorrelate a formare il carattere, il paziente arriva ad esserne consapevole in relazione al proprio comportamento. Nel secondo stadio il paziente affronta l’ iter storico attraverso cui si è formata l’ inibizione. Il
“ perché” di una tensione non è però mai limitato alla tensione stessa ma riconduce sempre al “ perché” dell’ intera struttura. Infine gli impulsi bloccati devono trovare espressione nel movimento. Mettere in azione gli impulsi precedentemente bloccati può essere distruttivo per la personalità e per questo la Bioenergetica ci viene in aiuto offrendo un setting adeguato a controllare questi impulsi. Colpire un materasso o urlare la propria rabbia o dolore sono tecniche eccellenti per liberare in modo sano emozioni represse.
Un indubbio vantaggio dell’Analisi Bioenergetica è quello di “ coinvolgere” attivamente il paziente nell’ aiutare se stesso. Il paziente è stimolato ad essere soggetto attivo nel cambiamento attraverso esercizi da condurre a casa i quali, oltre ad affiancare la consapevolezza corporea a quella intellettuale, aiutano il paziente a sviluppare una responsabilità per il proprio benessere fisico ed emozionale.

Compito della terapia Psico-Corporea per la risoluzione dei DAP è integrare corpo e mente, favorire la disamina psicologica dei vissuti emotivi e sensoriali, per mezzo della verbalizzazione, e infine restituire al paziente la possibilità di vivere in maniera piena e piacevole. Dato che nel DAP siamo in presenza di sensazioni di disintegrazione che si accompagnano ad impressioni di impotenza e paura di non poter governare le proprie parti corporee, organi e sistemi (muscolare, respiratorio, cardiaco), cerchiamo di favorire innanzitutto una conoscenza più approfondita del sé corporeo, restituendo al paziente le sensazioni piacevoli e positive del corpo.
E’ possibile fare ciò lavorando congiuntamente su respirazione, postura, esercizi espressivi, grounding. Il percorso terapeutico non è mai prestabilito a priori, piuttosto si adatta alla singola persona e prende in considerazione le sue caratteristiche specifiche, la sua storia personale e la sua struttura caratteriale.
La terapia psico-corporea si prefigge di: a) ridare agli elementi che compongono l’ “ Io” il senso aggregante (collante), b) riprendere contatto con la capacità di coordinarsi e di integrarsi psicofisicamente (riavere fiducia in sé); c) imparare a riconoscere le emozioni e legarle alle sensazioni.
Per l’approccio corporeo un atteggiamento terapeutico che tenga conto di questi elementi può essere quello di:

1) considerare il corpo e la psiche un’ unica cosa,
2) considerare l’ organismo composto da organi e sistemi

3) provare ad indurre la parte cosciente, quella che a volte è definita Io-corpo e che è un’ istanza tra lo psichico e il corporeo (Ruggieri, 2001), a prendere contatto gradatamente con queste parti, che sono sia psicologiche (mentali), sia fisico/corporee, sia emozionali e
4) integrare queste parti promuovendo e alimentando la fiducia, con graduali esperienze di equilibrio ed
integrazione.

Nell’ osservare una persona fortemente in ansia o in stato di panico, capita di restare colpiti da alcune cose in particolare: per esempio dalla difficoltà respiratoria, dal soffocamento, dalla tachicardia, “ perdita” degli occhi, “ perdita” delle gambe, sudorazione più o meno profusa, ecc. La perdita degli organi, ovviamente, è da intendersi come sensazione soggettiva di non essere più padroni dei propri organi. È come se all’improvviso questi si rivelassero posseduti di vita autonoma e fossero separati dall’Io. L’impressione del soggetto è quella di vivere una spoliazione: non ha più il controllo delle parti che lo compongono.
Con una persona che va in apnea quando è in ansia, decidiamo di occuparci della funzione respiratoria. Una volta indagata nei suoi aspetti somatici e psichici (a livello toracico, addominale e diaframmatico) procediamo alla sua rieducazione. Allo stesso modo ci orientiamo per l’organo della vista (gli occhi). Prima indaghiamo tutti i movimenti e poi stimoliamo l’utilizzo di tutte le funzioni, fino ad arrivare ad una performance complessiva. Dopo di ciò si può procedere con esercizi che “ legano” il movimento degli occhi a quello respiratorio.
Il respiro è l’ elemento fondamentale della nostra vita. Oltre ad essere il primo e ultimo atto della vita, sovrintende ai singoli movimenti, alla loro successiva integrazione e all’integrazione delle funzioni di tutto l’ organismo. Il “ congelamento” del carattere nel nostro corpo avviene tramite la forma che il nostro respiro assume (si provi a pensare al trattenere il respiro dei bambini quando hanno paura) e dato che il carattere si lega al controllo, e il problema del controllo nel DAP è uno dei problemi principali (Ciardiello, ib.), in questo disturbo la funzione respiratoria è anche la prima
ad essere compromessa. Potremo avere una costrizione alla gola, un blocco toracico o diaframmatico con sensazione di “ pressioni” sullo sterno; si possono avvertire dolori intercostali o sensazioni di “ buchi” all’ altezza dello stomaco; le spalle si possono “ chiudere” in avanti per impedire alle costole di ampliarsi. I muscoli dorsali si possono contrarre e quelli del collo irrigidirsi. Il bacino si può bloccare arrivando anche a compromettere una corretta deambulazione. Insomma,riassumendo, possiamo dire che si respira con tutto il corpo e che siamo anche il modo in cui respiriamo. Per questo, se proponiamo una rieducazione funzionale, di qualunque parte del nostro
organismo, dobbiamo farlo contemporaneamente a quella respiratoria.

dott. Roberto Ausilio
Psicologo della Salute, Psicoterapeuta
cell. 328 4645207

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